Nel 1958 Roberto Longhi riferisce al Correggio questa pala, che si trovava in una collezione privata di Brescia. L’attribuzione del dipinto va precisata in una fase del percorso dell’artista compresa tra la pala già in San Francesco a Correggio e ora nel Gemäldegalerie di Dresda, eseguita tra il 1514 e il 1515, e la decorazione della Camera di San Paolo a Parma, avvenuta verosimilmente nel 1519. La proposta di riconoscervi un’opera del giovane Correggio ha avuto il merito di inserire l’artista nella più vivace e problematica cultura padana del suo tempo. L’attribuzione al Correggio promossa da Longhi ha trovato convinti sostenitori, tra cui Stefano Bottari (1961), Carlo Artuto Quintavalle (1970) e Carlo Volpe (1979). Volpe sottolinea il collegamento con Giorgione, considerando la caratterizzazione umorale e fortemente patetica delle persone, primo fra tutti il San Girolamo all’estrema destra del dipinto, che ricorda i Tre Filosofi ora a Vienna.
Banca Popolare dell’Emilia Romagna. La Collezione dei dipinti antichi, a cura di D. Benati e L. Peruzzi, Milano 2006.