Il dipinto, piuttosto arcaizzante nel disporre su un piano di pietra piccole mele e grappoli d’uva bagnati di rugiada, acquista un significato del tutto particolare grazie alla presenza di un grande tralcio di vite che, con le sue foglie ormai appassite, si decampa energicamente contro il buio del fondo. Tale scelta richiama chiaramente alle soluzioni artistiche adottate a Roma dal Maestro della natura morta Acquavella, che deve il suo nome a una grande tela con Cesta di frutta e caraffa con fiori già presso l’antiquario Acquavella di new York e poi collezione Lorenzelli a Bergamo.
Banca Popolare dell’Emilia Romagna. La Collezione dei dipinti antichi, a cura di D. Benati e L. Peruzzi, Milano 2006.