Gli oggetti rappresentati, propri al repertorio consueto di Munari, sono disposti su due piani, in modo da consentire una composizione verticale. Sorprendente risulta il controllo luminoso che, unito a un’abilità prospettica, raccorda tutti gli elementi della visione facendoli emergere dalla penombra del fondo al chiarore del primo piano. Queste prerogative Munari le aveva sviluppate a Roma, e qui ritroviamo la resa delle lumeggiature su vetri e metalli e la sontuosità degli inserti di frutta. L’opera trasmette un senso di immanente naturalezza, che al pittore doveva provenire dalla conoscenza delle opere emiliane di artisti come Rodolfo di Lodi o Agostino Stringa. La tela si può collocare all’ inizio del soggiorno fiorentino, avviato nel 1707.
Banca Popolare dell’Emilia Romagna. La Collezione dei dipinti antichi, a cura di D. Benati e L. Peruzzi, Milano 2006.