La poetica immagine vuole sottintendere un delicato significato allego relativo all’innocenza della fanciullezza, che come un bene prezioso mal custodito, si perde troppo presto. Il soggetto è tra quelli più divulgati dai generisti tra XVII e XVIII secolo e qui viene aggiunto il tenue contenuto morale. La tradizione a cui Pasinelli si rifà per quest’opera è quella della “testa di carattere” e dell’abbozzo dal vero inaugurata da Annibale Carracci. La bonarietà del riporto del vero e l’immagine umile e dimessa sono caratterizzate da una pennellata facile, sottolineando il destinatario dell’opera, o l’artista stesso o un collezionista selezionato, competentemente amatoriale. Questo modo di dipingere deriva da un revival carraccesco che s’impone a Bologna negli anni settanta-ottanta del XVII secolo e che trova il suo teorico di punta in Carlo Cesare Malvasia, la cui Felsina pittrice è del 1678.
Banca Popolare dell’Emilia Romagna. La Collezione dei dipinti antichi, a cura di D. Benati e L. Peruzzi, Milano 2006.