Già attribuito a Flaminio Torri, il dipinto risente fortemente, nei toni bruciati delle ombre, della cultura dell’artista bolognese. Ma la sensibilità più controllata e lo scivolare della luce su una forma più tornita e corposa sono da riferirsi a Stringa. Naturalismo guerciniano e astrazione reniana si coniugano in una forma nobile e al tempo stesso ricercata, secondo propensioni di incipiente gusto barocchetto.
Banca Popolare dell’Emilia Romagna. La Collezione dei dipinti antichi, a cura di D. Benati e L. Peruzzi, Milano 2006.