Va identificato con un dipinto posseduto dal cardinale Alessandro d’Este e descritto come “un Ritratto d’Apollo con Marsia del Guerzino di Cento” nell’inventario dei beni romani passati alla sua morte (1624) alla principessa Giulia d’Este. Il pittore spoglia il racconto mitologico da ogni indugio narrativo e la composizione, in virtù del taglio ravvicinato, diventa un diretto studio dei caratteri, reso più intenso dal vibrante battito della luce e dall’uso espressivo delle ombre, che velano un momento di quasi sensuale turbamento del giovane dio, arditamente sfidato dal fauno. La tela appartiene al momento più fervido dell’attività del pittore centese e ricopre una particolare importanza non solo per la ricostruzione della fase giovanile ma anche per quella del collezionismo estense, dove è di grande rilievo il ruolo del cardinal Alessandro.
Banca Popolare dell’Emilia Romagna. La Collezione dei dipinti antichi, a cura di D. Benati e L. Peruzzi, Milano 2006.