L’eroina biblica è ritratta mentre ripone la testa dell’ucciso Oloferne nel sacco tenutole aperto dalla servente. L’opera si può collocare entro la fine del secondo decennio del secolo XVII, quando agiscono ancora rimandi al naturalismo romano e alla cultura veneta tizianesca. Il taglio della composizione, con i personaggi a mezza figura e ravvicinate, e l’immediatezza della situazione, si riferiscono ad analoghe invenzioni in ambito caravaggesco, realizzate però con una larghezza cromatica e una pastosità di pittura che però non possono non ricordare la pittura veneziana del Cinquecento. La sovrabbondate resa dei panneggi invece è un rimando a Ludovico Carracci.
Banca Popolare dell’Emilia Romagna. La Collezione dei dipinti antichi, a cura di D. Benati e L. Peruzzi, Milano 2006.